Io sono erica e questa è chissenefrega, la newsletter di spunti settimanali di cui potrebbe potenzialmente non fregarti niente.
artwork di Asia Flamini per chissenefrega
La quarantena mi ha fatto fare una scoperta: il mio vicino di casa è bono.
E dire che fino a qualche giorno fa non ci eravamo nemmeno mai visti, nonostante viviamo a poche porte di distanza. Quella di non conoscere i propri vicini è una storia che potrebbe suonare familiare: è il cliché da contesto milanese dove ci si saluta di sfuggita e con una buona dose di diffidenza.
Era così anche nel palazzo di ringhiera in cui vivo, ma da quando il social distancing ci ha reso immobili, la corte ha ripreso vita. Dove prima lo spazio personale era confinato ai singoli appartamenti - e si stava chiusi in casa, senza nemmeno affacciarsi dalla finestra - ora abbiamo riscoperto l’uso degli ambienti comuni. Il sole primaverile è diventata la scusa per sederci sui ballatoi a fare il pieno di vitamina D fingendo sia estate. Alcuni si mettono già in costume. L’orario migliore è tra le sei e le sette del pomeriggio, quando usciamo dai nostri appartamenti a prendere una boccata d’aria e a condividere davanti a tutti un frammento della nostra privacy casalinga.
Si mette in comune proprio quello che più sembra mancarci: lo spazio, il tempo e il conforto. Claudia, portinaia e colonna portante del civico undici, mi permette di travasare alcune piante per fare giardinaggio con Valentina del quarto piano, e mi regala qualche mazzetto del suo rosmarino per cucinare le patate al forno. Federica e io ci scambiamo i libri, lasciandoceli sull’uscio. Alena, del quinto, lascia i suoi chihuahua liberi di gironzolare e ogni tanto li posso tenere per fare pet therapy (e una passeggiata). “È come una volta!” mi urla la signora del secondo piano, mentre festeggia il suo compleanno con una torta sul balcone. E, in effetti, il vibe è più autentico: la sensazione è quella di essere una comunità che, seppur non essendosi scelta, si sforza di convivere nel modo migliore e aiutandosi come può.
Questa puntata è dedicata alle storie di convivenza condominiale e alle attività di solidarietà che rendono il social distancing più umano, come ci raccontano le tre contributors a seguire. Se ti va, inviami anche la tua storia o qualche suggerimento per migliorare la community del vicinato durante e dopo la quarantena.
artwork di Asia Flamini
Racconti di buon vicinato e istruzioni di sopravvivenza
“A Pasqua non stai da sola. Se invitata in terrazzo da noi. A costo di mangiare ai tre angoli!”. Ilaria, via whatsapp, mi manda un invito a cui dire di no è impossibile. È categorica e ammetto che la cosa mi piace, va in contrasto con l’incertezza di questi giorni e il loro incedere incerto. L’idea di poter passare il pranzo della domenica con qualcuno, soprattutto se si tratta di Pasqua, mi fa respirare aria di normalità. Ilaria è la mia vicina di casa, conosciuta due settimane fa mentre occupava con un telo il giardino interno del palazzo dove nessuno aveva mai osato calpestare l’erba. Ora quello spiraglio di verde è una ricchezza e lei se la prende appoggiandoci sopra i piedi e un libro. Mi siedo sul muretto, a distanza, e quello che non è successo in due anni che vivo qui, accade in una frazione di secondo: diventiamo amiche. In due settimane ci siamo scambiate ricette, portato prelibatezza da assaggiare, offerto caffè, scambiate dischi e libri, proposto letture e condiviso idee. E quel giardino interno che era così asettico, ora ha un cuore fatto di saluti fugaci e nuovi volti che hanno il tempo di fermarsi a guardarlo e accorgersi che è bello e vivo.
Sara Canali, Giornalista freelance / @canali_s
L'atrio d'ingresso è il cuore del condominio — Maria, da quando è morto Gianni, ha spostato lì le sue amate primule: quando va ad annaffiarle all'alba si ferma a chiacchierare con Amīr, che un paio di mesi fa ha preso in affitto l'appartamento del portinaio; Arianna, che ora sentiamo gridare tutti i pomeriggi mentre pedala forsennatamente la sua bici rossa in cortile, l'anno scorso ha voluto appiccicare al muro un disegno per annunciare a tutti la nascita del fratellino - la sua casetta con una stanza in più è ancora lì; Fulvio, che ha un piccolo negozio di “Coiffeur per Signora” con la stessa insegna dagli anni Settanta, non potendo lavorare, in questi giorni lenti va a fare la spesa per chi è meglio che non esca e alle 17 - puntualissimo - si fa trovare per la distribuzione dei sacchetti e l'aggiornamento delle liste.
Mio padre, che è capo condomino, ogni giovedì sistema gli avvisi sulla bacheca. Settimana scorsa, ha deciso di trasformare l'ennesimo avviso con le indicazioni per una corretta raccolta differenziata in un invito per bookcrossing: le cassette della posta sono diventare il ripiano perfetto per una piccola biblioteca fai-da-noi. Vi abbiamo collocato un po' di libri non sopravvissuti alle nostre grandi pulizie. La mattina dopo una biografia di Craxi aveva lasciato il posto ad un romanzo arabo, un paio di Harmony erano spariti e al loro posto erano comparsi due volumi di Storia della Cina. Le due identiche copie di Benedetta Parodi che hanno avuto la sciagurata idea di regalarci qualche Natale fa se ne stanno lì, nessuno osa prenderle. Attendiamo a breve un Fabio Volo.
Sara Ausilio, Mediatrice Culturale / @paeoniesinmilan
Sto trascorrendo questo periodo nella mia casa di famiglia, tra Lago Maggiore e Lago d’Orta. Qui in provincia le azioni di solidarietà sono, a parere mio, minori, essendo la gente più abituata a badare al proprio orticello e condurre comunque una vita piacevole.
Nonostante ciò, i gesti che mi hanno stupito di più, sono stati i più semplici ed immediati. Per prima cosa, come per alcune persone la vita non sia molto cambiata, ma anzi, con il ritorno e la presenza di persone attorno alle loro case e ripopolando i deserti paesi, penso che questo abbia portato felicità non solo a queste persone ma anche ai luoghi stessi.
Atti come passare una fetta di torta appena sfornata, però appoggiandola semplicemente sul davanzale per non toccarsi, un bicchiere di prosecco passato attraverso una ringhiera. Questi sono alcuni dei gesti che mi rimangono impressi. I gatti, i cani, gli uccelli, e tutti gli animali che si sono finalmente ripresi il possesso del paese, beh, quella è la mia più grande felicità.
Amanda Ballerini, Content Editor / @mamandada
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