Io sono erica e questa è chissenefrega, la newsletter di spunti settimanali di cui potrebbe potenzialmente non fregarti niente.
artwork di @luchadora_visualartist
Ho abbastanza materiale per scrivere un libro su tutti i casi umani che ho frequentato. Come M. - vorrei ma non posso - che per anni ha spergiurato di amarmi mentre, nel frattempo, comprava casa e costruiva la vita perfetta con la sua fidanzata. O L. - il maniacale - tutt’uno con il suo cane giorno e notte, che ad ogni cena pretendeva di ascoltare sempre e solo lo stesso disco di Johnny Cash e che litigava anche per la disposizione delle posate. Senza dimenticare F. - l’irrisolto - che dopo avermi rincorsa per anni, mi presenta a tutti i suoi amici e quando finalmente mi decido, si fa venire una crisi di identità scaricandomi con un papiro whatsapp sintetizzabile in “sono ancora innamorato della mia ex”.
I racconti sulle mie disgrazie amorose potrebbero continuare all’infinito - alcuni sono davvero spassosi ma per sentirli tutti serviranno molteplici bicchieri di vino - e mi fanno pensare che se non so spiegare a mia mamma perché sono single, figuriamoci cosa posso dire al Presidente del Consiglio.
Di pratiche sentimentali a prova di autocertificazione si è discusso parecchio in questa settimana, da quando Giuseppe Conte - in nuova veste di psicologo dell’amore - ci ha invitato, implicitamente ma non troppo, a riflettere su chi sono i nostri affetti stabili. E tra chi ha provato a definire il vero significato del termine, solo l’autodichiarazione fasulla, ma più che mai realistica, ne ha dipinto bene le sfaccettature del disagio. La verità è che sono anni che proviamo inutilmente a capirci qualcosa sulle relazioni e che affetti stabili non è altro che un ossimoro.
Galeotti furono Instagram e Tinder che incasinarono tutto, più di quello che già era, ma è stata la quarantena a stravolgerne le logiche già confuse. Il dating online non si è fermato, anzi, Tinder & co. hanno registrato una crescita esponenziale dall'inizio del lockdown. Dall’altro lato, la quarantena ha risvegliato le coscienze di chi ha visto in faccia la solitudine trasformando anche il peggiore dei tombeur de femmes nella creatura mitologica più leggendaria di tutte : il cucciolo di Labrador.
Alla riapertura dell’attesa fase due, si prospettano due scenari: uno orgiastico e l'altro da finché morte non li separi. Prevedo l'Apocalisse.
La domanda vera è una: cosa vuol dire avere una relazione nel 2020? Forse è il momento buono per chiarire quello che vogliamo, se non quello di ridisegnare i nuovi confini relazionali e pratiche sentimentali. Se trovi una risposta, fammelo sapere. Intanto puoi mandarmi il racconto della tua relazione più assurda, magari ci si fa quattro risate insieme.
Storie disfunzionali al tempo dei d.p.C.m.
di Sara Ausilio
‘Sta cosa degli affetti stabili ci ha destabilizzati. E tutti a dire a Giuseppi “ma che ne sai tu dei nostri affetti?”
Ed ecco che quei “ma noi non abbiamo bisogno di definizioni (socialmente accettate o accettabili)” in risposta a certi “cosa sono io per te?” sono venuti al pettine.
Come dice Santa Ester Viola, gli innamorati al banco della verità.
Il problema è che certi affetti non sono incasellabili, non possono essere definiti perché definirli — /de·fi·nì·re/ der. dal lat. finis ‘confine’ — vorrebbe dire ridurli, accomunarli a tanti altri che uguali non sono. E, in fondo, questa è l’illusione di tutt* noi. Che quel che ci capita sia unico, indefinibile, qualcosa che nessun altro possa realmente sperimentare e comprendere appieno.
Così l’Italia-sempre-divisa nuovamente si spacca in due: gli affetti stabili da una parte (no, tu e il tizio che ti scrive su LinkedIn da inizio quarantena non siete un affetto stabile — quella si chiama noia, o disperazione, a seconda dei punti di vista) e i “poteva-essere-ma-è-arrivata-la-quarantena” all’angolo, dalla parte opposta, quella in cui la fanno da padrone i cd. friends with benefits.
Ora, se rientrate nel gruppo uno, leggete quanto segue e fatevi ‘na risata dall’alto della vostra relazione a norma di legge; se rientrate nel gruppo due, leggete quanto segue ricordandovi che potrebbe anche andarvi peggio e fatevi ‘na risata pure voi.
Premessa: Nulla di quanto segue è stato inventato. I nomi dei protagonisti, per ovvie ragioni, sono di fantasia, invece.
Li chiameremo Chandler, Mr. Big ed Henri.
Chandler è il né-con-te-né-senza-di-te, quello che quando è in crisi torna perché tu gli possa aggiustare la vita (mandando all’aria la tua) poi lui va, uccel di bosco, ma tu aspetta che torno.
Chandler sono quasi dieci anni di vita tua, però.
Chandler è quello che «questa volta è diverso». Se, du' vorte.
Mr. Big è quello delle mail che sono pugni nello stomaco, come quel I know I screwed it up ci ha insegnato forte e chiaro nel lontano 2008 — ma noi no, dure, nemmeno dalla relazione disfunzionale per eccellenza Caroline Marie Bradshaw-John James Preston vogliamo imparare, bravone.
Mr. Big è quello che ti lascia le chiavi di casa, ma poi “vabbè, ma ci stavamo solo frequentando”.
Mr. Big è quello che nella vita non c’ha tempo per l’Amore, quello che c’ha da pensare a fatturare. Poi si quarantena con una che conosce da ‘na settimana. Brutta bestia la paura della solitudine, eh?
Henri (rigorosamente da pronunciare à la française, ché rende meglio il personaggio) è quello sempre confuso, non-sei-tu-sono-io, tu-non-hai-capito-i-miei-sottintesi, empatico solo con se stesso, che hai voglia a fare la Crocerossa: dell’analista c’ha bisogno, lui, e daje e ridaje ci finisci tu.
«A li muli nun je sta dietro, a li matti staje lontano» diceva Nonna.
Quarantena volle, Chandler, Mr. Big e Henri hanno tutti bussato alla chat.
Il guaio del distanziamento sociale è che le relazioni difettose non possiamo annegarle nella Tequila sui Navigli. Ho provato a sorsi centellinati dalle ultime boccette di Berliner Luft comprate all’aeroporto qualche mese fa (che se avessi saputo sarebbe stato il penultimo aeroporto prima di una pandemia, avrei fatto un giro al duty free più lungo). Ma, vi garantisco, non funziona.
Ecco, però, una cosa buona ‘sto Governo l’ha fatta: ci ha messo davanti alle nostre relazioni disfunzionali. Purtroppo, anche gli affetti stabili possono essere tossici.
Facciamoci un favore. Sposta. In. Trash.
Per questa settimana è tutto. Se ti è piaciuta questa puntata, puoi farmelo sapere su Instagram o via mail: scrivimi per darmi il tuo parere o se vuoi prenotarti per un bicchiere di vino per parlare di relazioni instabili.
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