Rieccoti su chissenefrega, la newsletter su creatività, cultura, società e digitale di cui potrebbe non fregarti niente. O forse si. Alla tastiera ci sempre sono io, Erica Cariello, e sono felice che tu sia da queste parti.
Se sei nuovo su chissenefrega dovresti sapere che mi piace scrivere delle stesse cose di cui parlerei davanti ad un bicchiere di vino. Questa vuole essere una libera piattaforma di condivisione di idee, spunti di riflessione per tutte le professioni all’intersezione con la creatività.
Ritornare umani
Due settimane fa ho partecipato ai Future Days di Lisbona, un festival in cui creativi, pensatori sistemici, organizzazioni guidate da uno scopo e promotori del cambiamento si uniscono per immaginare un futuro interconnesso. Il tema di questa seconda edizione era ‘Towards Symbiotics Futures’: ne ho ricapitolato alcuni degli insights più interessanti in queso post.
Sarà che sono ancora sotto l’effetto positivo del festival ma ho trovato vitale il fatto di recuperare il lato umano del lavorare in questo settore: incontrarsi di persona e scambiare conversazioni significative. È così che nasce la vera collaborazione.
Il futuro della comunicazione sta nel creare connessioni significative
La maggior parte dei contenuti, dei prodotti e dei servizi con cui oggi interagiamo proviene dai marchi.
Quando progettiamo per i brand, progettiamo per le persone. Ecco perché prendo così seriamente l'identità, la strategia e gli insight: perché il modo in cui comunichiamo e il modo in cui comunicano i marchi possono avere un impatto enorme oggi, ma soprattutto in quel futuro che speriamo di creare.
Di recente mi è stato chiesto di scrivere un corso di formazione sul Copywriting e, nel fare una ricerca online preliminare di corsi che già esistono, mi sono imbattuta in una serie di argomenti come “scrivere per vendere” e “creare un messaggio potente impossibile da ignorare”, e ancora “tecniche di persuasione per il tuo pubblico”.
Spesso però i brand si dimenticano di non avere a che fare con dei ‘sacchi pieni di soldi’ che camminano, ma con persone (e tutto il carico di complessità che si portano dietro).
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Ed eccomi dritta al punto: come possiamo tornare umani rimettendo le persone al centro?
Abbracciare un approccio umanistico vuol dire sforzarsi di entrare in contatto con le persone a un livello più profondo, mostrando una buona comprensione dei loro desideri, paure e motivazioni. Dimostrando di avere a cuore i propri clienti più del semplice profitto, i brand possono costruire fiducia e lealtà. Realtà = Comunità.
Se la creatività è un atto umano, dovrebbero esserlo anche i processi. Non mi riferisco solo al costruire marchi da una prospettiva emozionale - ricordandosi che i consumatori cercano sempre di più nelle nicchie un antidoto al mainstream commerciale - ma anche ritornare a costruire relazioni professionali umane, reali, e che non assomiglino ad un surrogato di Chatroulette.
Ritornare umani, vuol dire in qualche modo anche ritornare ad essere sé stessi. Con caratterizzazioni, difetti e punti di forza: qualcosa per cui essere riconoscibili invece di plastificarci in infinite copie indistinguibili.
Ne parliamo? Se ti è venuta in mente qualche riflessione su Ritornare Umani sentiti libera/o di scrivermi una mail o di lasciarmi un commento qui sotto: sarà apprezzato.
Per questa puntata è tutto, ci rivediamo in inbox sabato 30 maggio.
ALLA TASTIERA
Io sono Erica Cariello, Creative Strategist indipendente (multi)basata tra Milano, le Cinque Terre e spesso altrove. Mi divido tra digitale e natura, schermi e carta stampata. Medito, scatto in pellicola e scrivo storie: chissenefrega è il mio spazio per raccontarle anche a te. Se vuoi scrivermi e fare una bella chiacchierata puoi farlo su LinkedIn o via email. Se ti interessa collaborare e approfondire di cosa mi occupo, questo è il mio sito.
Vittorio Arrigoni scriveva sempre Restiamo umani.
Ora dobbiamo piuttosto Ritornare umani, proprio perché un pò di umanità si è persa.
Ed è un concetto applicabile in tutti i contesti, anche quello professionale.