Io sono erica e questa è chissenefrega, la newsletter di spunti settimanali di cui potrebbe potenzialmente non fregarti niente.

artwork di Irene Ghilliani
Disconnessione cercasi
Pare che questa settimana io abbia passato più di 21 ore al telefono, con una media giornaliera di 6 ore e 19 minuti sui social. Se sembra poco è perché il dato non è puro: non viene calcolato l’uso da desktop. Houston, abbiamo un problema.
Lo avevo intuito già qualche tempo fa quando mi sono accorta di ritrovarmi spesso a scrollare il feed di Instagram senza sapere più davvero che cosa stavo guardando, perdendomi nello tsunami dello streaming delle vite degli altri. A fine giornata mi trovavo con gli occhi fuori dalle orbite e quella sensazione di stare cercando qualcosa ma senza sapere cosa, come Neo in Matrix. Morale: ho iniziato a fare degli esperimenti di disconnessione, spegnendo i social per tutto il giorno, con una cadenza settimanale e obbligandomi a non guardare le notifiche almeno fino a dopo colazione.
Qualcuno mi ha chiesto se ero pazza mentre io, piuttosto, mi sentivo stanca del bombardamento di messaggi, contenuti e informazioni in arrivo da piattaforme multiple cresciute in maniera esponenziale dall’inizio del lockdown. La chiamano urgenza digitale, ma la colpa non è solo della quarantena. Le persone attive su piattaforme social sono 3,81 miliardi ( + 8,7% rispetto al 2019) e ipotizzando che il trend continui in maniera comparabile, dovremmo raggiungere una penetrazione dei social del 50% verso la fine dell'anno. Houston, abbiamo tutti un problema.
La dipendenza da connettività non è un fatto immaginario, anche sembra essere un tabù. Tra i nomi italiani con un seguito Instagram da tre cifre prima della K, solo Tommaso Zorzi ha dichiarato di avere bisogno di un giorno di pausa, annunciandolo con una story su Instagram che mi ha ricordato il cartello Torno Subito sulle porte dei piccoli negozi.
La verità è che ci si sente autorizzati a dover rispondere l’istante successivo all’arrivo di un messaggio mentre il diritto di non rispondere (subito) è sacrosanto.
Sarà che i social sono il concentrato di voyeurismo e esibizionismo - i due più grandi vizi del ventesimo secolo - e sarà che l’intrattenimento è ormai prerogativa, ma il punto della questione non è la noia quanto l’imparare di nuovo a stare da soli e senza essere multitasking. «Non ci rendiamo conto spesso di quante volte interrompiamo le attività per rispondere ad un messaggio, o per guardare i social: si perde il bello di dedicarsi completamente ad un'attività, anche semplice, come il cucinare», mi conferma Chiara Maiuri, Psicologa Clinica esperta in giovani adulti e disturbi d'ansia.
“Il nuovo lusso è essere offline” sembra uno slogan già obsoleto: le persone ora cercano un approccio più consapevole al consumo digitale. Connessi si, ma in maniera più sana e secondo i propri termini, senza sentirsi obbligati all’iper-connessione. «Da un punto di vista psicologico, il fatto di stare completamente connessi ai social ti toglie la possibilità di concentrarti sul qui ed ora che invece è fondamentale per mantenere una buona salute psicologica. L’eccessiva connessione ci allontana dai pensieri, per non dover pensare a delle emozioni negative che andrebbero ascoltate e non tappate con altri contenuti. A lungo termine, se non si ascoltano le emozioni, potrebbero venire fuori dopo, all'improvviso» continua Chiara Maiuri. «Il consiglio è quello in generale di programmare la giornata, avere una routine in cui inserire un momento offline, un appuntamento con se stessi. Bastano una o due ore al giorno. Si possono fare della attività manuali oppure per fare delle riflessioni, concentrandosi sulle proprie emozioni e chiedersi “come sto?”. Il journaling aiuta a esternarle nero su bianco e dare un luogo alle proprie emozioni. È un modo di mettere in ordine mentalmente».
Detto questo, da domani va messo in agenda uno spazio offline: fammi sapere come va e se hai altri consigli. Se non ti rispondo per qualche ora è perché sto leggendo sul balcone al sole.
Quando non sono sui social
Avevo già ammesso qualche tempo fa di essere una booknerd. E quando sono offline, leggo, come fa Mavi Minisgallo - su Instagram il suo alterego è @quandostozitta - con cui ho pensato di suggerire qualche titolo adatto alla disconnessione (e ad ogni mood).
C’è solo una raccomandazione che mi sento di fare: se decidi di acquistare libri in questo periodo, sostieni le librerie indipendenti della tua città. Sono sicura che tra i consigli di Mavi troverai qualcosa di interessante.
Per chi non ha più tempo
Chesil Beach, Ian McEwan. Con la fase due siete tornati a lavorare, avete ripreso i ritmi e il tempo scarseggia di nuovo come nella fase “vita ante covid”. Ok, è tempo di un romanzo breve, brevissimo. 136 pagine per un piccolo gioiello della letteratura inglese contemporanea. È il 1962, Florence e Edward si sposano e sono pronti a trascorrere la prima notte di nozze. Problema: lui non vede l’ora, lei prova disgusto al solo pensiero del sesso. Poche pagine fatte di gesti, silenzi, parole dove lo scrittore sviscera le problematiche che si possono celare nella comunicazione di coppia. (Einaudi, 11,50 euro)
Per farsi una risata amarissima
A volte ritorno, John Niven. Gli uomini hanno bisogno di essere salvati, di nuovo. Chi meglio di Gesù Cristo per riportare il genere umano sulla retta via? Il nuovo Messia nasce a New York, si fa le canne con gli amici, suona la chitarra e arriva persino a partecipare ad un talent show. Dimenticatevi il Gesù della Bibbia, John Niven ha creato un Dio figlio del nostro tempo e lo ha reso lo strumento perfetto per denunciare con una satura dissacrante e provocatoria la società di oggi. (Einaudi, 13 euro)
Per chi ha bisogno di affetti stabili
Via dalla pazza folla, Thomas Hardy. Affetto stabile è quello che ti protegge, che ti consola nei momenti di difficoltà, che ti accoglie in un caldo abbraccio. I classici della letteratura sono un po’ questo: la garanzia di una lettura accogliente, di una storia e di una scrittura degne di essere lette. Hardy in questo libro ci racconta una storia d’amore e di riscatto, descrive sentimenti autentici e senza tempo. Un libro di cui innamorarsi stando a casa, lontani dalla pazza folla. (Fazi Editore, 19, 50 euro)
Per i cuori fatti in mille pezzi
Alta fedeltà, Nick Hornby. Rob Fleming è stato appena mollato dalla ragazza. Non sa come affrontare la perdita, non sa come affrontare un eventuale ritorno della ex. Prova a rimettersi in piedi tra amici, pub e musica d’avanguardia, in una Londra piena di vita e spunti di rinascita. La storia di Rob è una storia amara, ma è la storia di tutti. “Alta fedeltà” è il racconto di una generazione disillusa, ritratta dalla penna sagace e irriverente di Nick Hornby. E se ve lo state chiedendo, sì, è proprio questo il libro che ha ispirato la serie che vede protagonista Zoe Kravitz e che sta spopolando ovunque in questi giorni. (Guanda, 11 euro)
Per chi si sente solo e vuole tante persone intorno
Shotgun Lovesong, Nickolas Butler. Henry, Lee, Kip e Ronny sono amici da una vita. Con il passare degli anni le loro strade si sono separate: qualcuno è rimasto nella piccola cittadina rurale di Little Wing, qualcuno è fuggito dal Wisconsin per inseguire soldi e fama. Un matrimonio però li farà incontrare di nuovo facendo tornare a galla sentimenti e ostilità mai assopite. Nickolas Butler ha scritto un romanzo corale che analizza ogni possibile declinazione dell’amore. Qui dentro c’è tutto. (Marsilio, 10 euro)
Questi invece, ve li consiglio io. Sono un mix dei miei preferiti da sempre e novità da lockdown:
Per chi vorrebbe solo evadere
Flatlandia, Edwin Abbott Abbott.
Il narratore - un quadrato - descrive il mondo bidimensionale di Flatlandia e i suoi gli abitanti di questo mondo sono delle figure geometriche che si muovono su un piano che per loro è l'universo. Ma sarà l’incontro con una sfera proveniente da Spacelandia (il mondo a tre dimensioni) ad illuminarlo sulla presenza della terza dimensione. Un racconto geniale e visionario sulla ricerca di altre dimensioni.
( Adelphi, 9 euro)
Per chi ha bisogno di una sana risata
Zia Mame, Dennis Patrick. Stati Uniti, anni Venti. Un orfano incontra la sua nuova tutrice, una donna che cambia scene e costumi della sua vita a seconda delle mode, che regolarmente anticipa: Zia Mame, appunto. Il personaggio più eccentrico, vitale e indimenticabile che uno scrittore moderno abbia concepito. Un libro arguto e spassoso. Il quindi capitolo “Zia Mame e la bella del Sud” mi ha fatto morire dal ridere. (Adelphi, 18 euro)
Per chi si sta facendo domande su tempo e spazio
Sette brevi lezioni di fisica, Carlo Rovelli. Più spirituale di un libro sulla spiritualità, e sicuramente più chiaro della tua prof del liceo, Rovelli racconta in maniera affascinante alcune tappe inevitabili della rivoluzione che ha scosso la fisica nel secolo XX. A partire dalla teoria della relatività generale di Einstein e della meccanica quantistica fino alle questioni aperte sulla architettura del cosmo, sulle particelle elementari, sulla gravità quantistica, sulla natura del tempo e della mente. 85 pagine piene di magia. (Piccola Biblioteca Adelphi, 9,50 euro)
Per chi vuole una storia sconvolgente
Rabbia, Chuck Palahniuk. Uno dei romanzi che mi ha sconvolto in adolescenza: malato come solo la penna di Palahniuk sa essere e difficile da recensire in maniera oggettiva. In questa storia ci sono un protagonista sociopatico e portatore del virus della rabbia, un’attività misteriosa - il party crashing, ovvero gli scontri automobilistici a tema per le strade della città -che poteranno alla scoperta di misteriosi viaggi nel tempo. Ma non aspettatevi un finale classico, state pur sempre leggendo Palahniuk.
(Mondadori, 13,50 euro)
Per chi non ha mai letto un finale così bello
Cent’anni di solitudine, Gabriel García Márquez. Sette generazioni di Buendía che inseguono un destino ineluttabile. Una trama impossibile da spiegare che si avvicenda in un tempo infinito e circolare nella città immaginaria di Macondo, ma che «racchiude un universo di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, in cui galleggia una moltitudine di eroi». Alcuni pensano che questo romanzo abbia l’incipit più bello della storia: personalmente ne sono ossessionata dal finale, che rileggo ciclicamente e rigorosamente tutto d’un fiato. (Mondadori, 14 euro).
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