

Discover more from chissenefrega
Sulla competizione
E su come grazie ad essa le registrazioni perdute di Smile dei Beach Boys divennero il Sacro Graal di ogni musicofilo
Hey! Eccoti su Chissenefrega: la newsletter su creatività, digitale e cultural insights di cui potrebbe potenzialmente non fregarti niente.
Io sono Erica Cariello e lavoro come creative strategist e copywriter indipendente. Aiuto brand e agenzie a trovare idee con un twist, a progettarle e scriverle.
Nella scorsa puntata ho elencato alcune campagne creative fatte bene, oggi torno ad analizzare una delle componenti della creatività: la competizione.
Brian Wilson era il vero deus ex machina dei Beach Boys: scrittore ma soprattutto compositore di livello, incatenato al pop e al surf, considerato alla stregua genio ma - come tanti altri prodigi - dallo stato psico emotivo tanto fragile da condurlo fino all’esaurimento nervoso.
Nel corso di un'intervista datata ottobre 1966, Wilson affermò che il successivo disco dei Beach Boys sarebbe stato "una sinfonia adolescenziale diretta a Dio". Il piano originario dell'opera che Wilson aveva in mente, era portare il lavoro svolto su Pet Sounds a un livello superiore, sulla falsariga di quanto fatto nel loro ultimo successo Good Vibrations, arrivato all'epoca al numero uno delle classifiche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Come Good Vibrations, un ben riuscito collage di tanti temi musicali e strumenti differenti (compreso il celebre Theremin inventato dal fisico sovietico nel 1919), Smile avrebbe dovuto spingersi oltre, rivoluzionandone i codici e avvicinandosi alla più complessa e sfaccettata immagine dei rivali Beatles.
È il Febbraio del 1967 e la radio trasmette le note di Strawberry Fields Forever – singolo che anticipa l’uscita sul mercato di Sgt. Pepper. Brian Wilson è in auto insieme al suo produttore Michael Vosse. Ascolta sorpreso, accosta bruscamente, e guardando Vosse scoppia in lacrime e dice: «Sono arrivati prima loro».
I Beach Boys e i Beatles erano amici ma Wilson voleva essere il migliore: quando capì che non ce l'avrebbe fatta nel suo intento di creare “il miglior album rock della storia”, si lasciò prendere dallo scoramento e disperato cancellò ore e ore di registrazioni. Fu così che i nastri perduti di Smile divennero il Sacro Graal di ogni musicofilo, acquisendo uno status leggendario fino a diventare il più celebre caso di "album perduto" nella storia della musica popolare.
Smile è rimasto inedito fino al 2011, quando venne pubblicato all'interno del cofanetto antologico The Smile Sessions, ricostruito filologicamente a partire dai nastri originali.
Oggi ho introdotto questo aneddoto per parlare di uno degli aspetti difficile in ogni progetto, specie in ambito creativo: la competizione.
La competizione ha a che fare con la vita, con gli esseri viventi e con l’evoluzione (cit. Darwin). Ma è anche un momento di controllo istintivo in cui le tue intenzioni e il tuo senso di unicità vengono nuovamente messi in discussione.
Come ricorda Anna Maria Testa in questo articolo di Internazionale, “è solo grazie all’esistenza dei tuoi avversari che puoi giocare la tua partita. Senza avversari non c’è gara e dunque non c’è vittoria. Non c’è merito, né credito, né gloria, né talento. Senza avversari non esistono il calcio e la pallacanestro e il tennis e la scherma, gli scacchi e la dama, la briscola e il gioco delle bocce, Risiko e Monopoli.”
Eppure la nostra società è pervasa dallo spirito di competizione. In ogni ambito e in ogni istante si è potenzialmente in competizione con qualcuno, e anche quando sembra che non ci sia nessuno con cui entrare in rivalità, rimane sempre la lotta con se stessi (qui entrano in gioco diversi fattori: come la bassa autostima, la difficoltà nell’accettare i propri limiti, complesso di inferiorità, sindrome dell’impostore… insomma, la lista è lunga).
A farmi riflettere su questo aspetto è stata una delle ultime newsletter di Yancey Stickler - founder di Kickstarter - in cui, per andare a delineare i valori del suo nuovo progetto Metalabel a proposito di concorrenza, ha esplorato tre dimensioni dell’argomento:
La risposta emotiva alla concorrenza
Quando affrontiamo una squadra o un prodotto in competizione, c'è una sensazione ossessiva in cui è facile perdersi. Non è raro ritrovarsi a pensare e preoccuparsi dei propri concorrenti (e potenziali concorrenti) ancor più che del proprio lavoro.
A lungo andare, però, l'ossessione per la concorrenza è una strategia perdente. Ogni secondo che investi su di loro non stai investendo nel tuo miglioramento, nei clienti e nel team. È molto più produttivo accettare la verità della competizione piuttosto che essere emotivamente ossessionati dai concorrenti.
La risposta aziendale alla concorrenza
Un buon lavoro crea concorrenza. L'unico modo per evitare la concorrenza è fare qualcosa che non interessa a nessuno. Nessuno vuole competere per questo.
Come gestisci la concorrenza in quanto brand o azienda? La strategia più importante per la concorrenza è la differenziazione: significa creare un prodotto, un marchio e un senso del significato distinti dagli aspiranti concorrenti. Differenziazione significa eludere la concorrenza diretta per creare una categoria tutta tua.
L'obiettivo è ritagliarsi spazio per la tua visione distinta piuttosto che competere con qualcun altro per la stessa cosa o per l'intera cosa. Se uno spazio è reale, esisteranno molti servizi e nicchie. Il tuo obiettivo è essere uno di loro.
La risposta creativa alla concorrenza
E il lato creativo? Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti della competizione creativa? Dovrebbe ispirarci a migliorare costantemente il nostro gioco. Il nostro più grande potenziale arriva quando agiamo in base ai nostri istinti, valori, ispirazioni ed esperienze. Soccombere alla concorrenza significa lasciare andare la propria visione per anticipare quella di qualcun altro.
→ Questa puntata è supportata da Zwap
Zwap è la piattaforma che connette remote workers, freelancers e digital workers tra loro e con le migliori aziende, in meno di 72 ore. Networking fatto bene (senza dover per forza andare a eventi noiosi) e ideale se, come me, non vivi tutto l’anno in grandi città ma vuoi comunque conoscere colleghi del tuo settore, o di altri che ti interessano. Entra su Zwap e connettiti a oltre 10.000 professionisti ↗
Bonus tracks
→ Ha solo una settimana di vita e già 9mila iscritti su Instagram: l’account Gentilissima Rivolta racconta l’altra faccia dell’industria creativa, quella di merda, delle condizioni perennemente precarie, degli orari folli, degli straordinari non pagati, degli stipendi da fame, degli stage che non portano a nulla, delle responsabilità esagerate rispetto alle competenze. Sarà possibile inviare le proprie testimoniane in forma anonima (ad oggi più di 2500 e al momento in stand-by per lasciare diritto di replica alle numerose agenzie citate).
→ L’eredità creativa delle Gifs: passato, presente e futuro [It’s Nice That]
→ Lavorare sodo non è il vero scopo dell’andare in ufficio [The Atlantic]
Mi chiamo Erica Cariello e lavoro come Creative Strategist e Copywriter freelance. Compro molti più libri di quelli che riesco a leggere. Ho il sogno di scriverne uno. Studio e insegno yoga, scatto in pellicola, e sono sempre alla ricerca di idee e risorse per guidare la creatività. Chissenefrega è il mio spazio per condividerne una parte.
❃ Pensi che possa essere la persona giusta per un progetto? Sono qui per ascoltarti
→ Puoi aggiungermi su Instagram e Linkedin — e questo è il mio nuovo sito.
** Chissenefrega fa parte di Newsletterati, un network di newsletter belle da leggere