Quella che stai leggendo è chissenefrega: la newsletter su creatività, digitale e cultural insights di cui potrebbe potenzialmente non fregarti niente. O forse si.
Io sono Erica Cariello e sono una creative strategist freelance. Collaboro con agenzie e brand alla creazione di progetti di comunicazione integrati e campagne pubblicitarie.
Nella scorsa puntata ho scritto di connessioni, oggi mi immagino come Don Draper a Esalen.
Sadha-che?
Sadhana è un termine sanscrito usato per riferirsi a una pratica spirituale quotidiana; rappresenta una resa disciplinata dell'ego, in cui il praticante usa strumenti come asana, pranayama, meditazione e canti su base giornaliera. Attraverso la ripetizione della sadhana, la trasformazione accade.
Tutto ciò che viene praticato con consapevolezza, disciplina e intenzione di crescita spirituale può essere considerato come sadhana. È un mezzo per creare una connessione rituale con “il tutto indifferenziato”(l’universo, il cosmo, Brahman, Dio, insomma, quello lì) e che incoraggia il praticante, noto come sadhaka, a usare l'autodisciplina per ottenere il potere sull'ego e mantenere la connessione con l'unità universale. Con la pratica quotidiana regolare, il praticante riallinea continuamente il proprio sé interiore, progredendo lentamente verso l'ultima espressione della coscienza: il samādhi.
Tutto può essere sadhana. Il modo in cui mangi, il modo in cui ti siedi, il modo in cui stai in piedi, il modo in cui respiri, il modo in cui conduci il tuo corpo, la tua mente e le tue energie ed emozioni. Sadhana non significa alcun tipo specifico di attività, ma significa che stai usando tutto come strumento di esplorazione, per il benessere e la presenza, la connessione e la reattività agli eventi.
Allo stesso modo credo che come nella pratica spirituale quotidiana, anche la ricerca in ambito creativo è soggetta ad una disciplinata pratica personale. Con l’obiettivo di creare un lavoro e una vita che rifletta pienamente il nostro perché, praticando la quella che si potrebbe definire la propria sadhana creativa quotidiana. L’obiettivo è riconnettersi ad una sorgente più profonda, subconscia, e non disciplinata dall’ego — quello che ci illude di saper o non saper fare. Come scrive Julia Cameron in La via dell’artista1 - il manuale per abbandonarsi alla creatività - si parte da un concetto fondamentale: qualsiasi azione ripetitiva e regolare carica il nostro serbatoio artistico. Grazie quindi ad esercizi consapevoli e abitudinari si ha la capacità di creare un cambiamento profondo e duraturo nella tua vita personale e lavorativa, riconnettendosi con il potenziale che si ha già, ma che non viene sfruttato al massimo. Infatti, secondo il filosofo e psicologo William James “nel 99% dei casi agiamo in modo puramente automatico e abituale”, perciò, se vogliamo cambiare noi stessi e il nostro approccio, la cosa più ragionevole da fare è cambiare le impostazioni del pilota automatico. La sadhana ci aiuta a farlo.
L’equazione del rito
Sono tre le componenti della formula della sadhana. L’intenzione, è il potere che ispira la trasformazione; l’offerta, attività che ripetiamo giornalmente come come rituale; la costanza, che si attiva attraverso il ciclo dell’abitudine, che comprende tre elementi: la condizione contestuale in cui usiamo il “pilota automatico”, lo specifico comportamento che attiviamo in quella condizione, il vantaggio o la gratificazione che ci procura attivare quel comportamento.
La somma di questi tre elementi ci aiuta a raggiungere lo stato di flow, cioè in quella speciale condizione di attenzione totale e concentrata che è stata teorizzata da Mihaly Csikszentmihalyi, e che è tipica del lavoro creativo. In sostanza, chi si immerge in un’attività che sa fare bene, e specie in un’attività creativa, può lasciarsene trasportare, fino a dimenticarsi completamente di se stesso. Ed è proprio questo l’intento della sadhana creativa: l’abbandono dell’ego per trovare una connessione vera profonda e senza obiettivi, con il proprio flusso creativo.
Due esempi di rituali da inserire nella propria routine, secondo Julia Cameron, sono semplici quanto assolutamente efficaci.
➝ Le pagine del mattino. Ogni mattina svegliati mezz’ora prima alzati e scrivi tre pagine su qualsiasi cosa ti venga in mente. Deve essere un fiume incontrollato di pensieri. Non rileggere le pagine e non farle leggere ad altri.
➝ L’appuntamento con l’artista. Si tratta di un certo periodo di tempo, circa due ore alla settimana, da dedicare con impegno ed esclusivamente al nutrimento della tua coscienza creativa.
Ognuno ha il proprio rituale e può costruire la sua personale routine creativa. Mi piacerebbe sapere la tua: se ti va, scrivila nei commenti.
What’s next
➝ A proposito di temi olistici, chi mi segue su Instagram avrà notato che da qualche tempo mi sto dedicando (anche) all’insegnamento dello yoga, proponendo delle lezioni di yoga online ogni mercoledì alle 19 e ogni domenica alle 10. Le classi sono multilivello e strutturate con particolare attenzione per i principianti. Non faccio fare contorsioni incredibili, ma quando si finisce la classe si sta proprio bene bene. Presto partirà anche un mini-corso dedicato ai creativi che vogliono sperimentare nuove attività per sbloccare il proprio pilota automatico. Puoi rispondere a questa email per avere più info e partecipare.
Per oggi è tutto. Ci rivediamo in inbox sabato prossimo con una puntata speciale!
Julia Cameron, La via dell'artista. Come ascoltare e far crescere l'artista che è in noi, Casa Editrice Longanesi
Hai descritto in pieno quella condizione di calma apparente che mi prende quando riesci a stabilizzare il flow!
Difficile ma non impossibile, non credevo avesse un nome pratico💘