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Io sono Erica Cariello e sono una creative strategist freelance. Collaboro con agenzie e brand alla creazione di progetti di comunicazione integrati e campagne pubblicitarie.
Nell’ultima puntata ho scritto del metodo di strutturare la giornata del 3/3/3, oggi sarò breve ma intensa.
È il 2022 e siamo stati tutti involontariamente buttati nell’apocalisse del digitale. E chiaramente siamo tutti, in qualche modo, presenti online.
Solo pochi decenni dopo la nascita di Internet, sembra davvero che abbia cambiato forma da quella che abbiamo creato a qualcosa che, attraverso una mutazione lenta ma grave, ha plasmato noi stessi. Abbiamo creato uno spazio dove dimenticare il qui e ora, e gli abbiamo dato più importanza del previsto. Lo schermo ci ha distratto dal reale: è un antidoto delle emozioni.
In un’intervista di qualche anno fa, lo scienziato Paul Dolan aveva dichiarato che come per essere felici sia fondamentale conoscersi, sapere cosa ci fa stare bene e vivere secondo le proprie metriche, non quelle di qualcun altro. Ed ha ragione. Spesso giudichiamo la nostra vita non secondo le nostre metriche, secondo quello che noi vogliamo o quello che ci fa stare bene. Ma secondo quelle di qualcun altro. Quelle dei nostri genitori, quelle della società in cui viviamo, o delle persone che conosciamo. E questo ci rende profondamente infelici perché passiamo la vita a comparare la nostra felicità con quella di qualcun altro, spesso senza neanche sapere se questa persona sia veramente felice.
Tutto questo ha a che fare con l’intorpidimento: esserci, senza essere completamente presenti. Come scrive Kae Tempest nel suo ultimo libro, Connessioni1, «a forza di crescere ci siamo allontanati da noi stessi. Le farse in cui siamo costretti a esibirci sono diventate vere e ci hanno inghiottito mentre le recitavamo [...] e ci siamo allontanati anche gli uni dagli altri». Tempest spiega come e perché la creatività ‒ laddove scegliamo di metterla in pratica ‒ può aiutarci a sviluppare una maggiore auto consapevolezza e a instaurare un legame più profondo con noi stessi e il mondo.
Mi sto domandando spesso quale sia il punto d’incontro tra la natura del tempo e l’attenzione costante di Internet, una relazione spesso in contrasto con l’esigenza di staccare dagli schermi e di trovare quello di entrare in quello che è nato con l’intenzione di essere un paradiso creativo. Internet si porta dietro parecchie controversie. Pur promettendoci l'accesso a qualsiasi cosa, il tempo trascorso a scorrere, fare clic e condividere può spesso lasciare un senso di nulla. Dove vanno a finire quel tempo ed energia? E con cosa viene sostituito?
Dall’archivio di chissenefrega:
#23 Idee sparse sul tempo: un loop di articoli molto interessanti su come percepiamo il tempo.
#26 La teoria della foresta oscura: un ritiro lontano dagli spazi aperti dei social, luoghi troppo pericolosi per essere veramente noi stessi.
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Kae Tempest, Connessioni, Edizioni e/o, 2022