Rieccoti su chissenefrega, la newsletter su creatività, cultura, società e digitale di cui potrebbe non fregarti niente. O forse si. Alla tastiera ci sono io, Erica Cariello, e sono felice che tu sia da queste parti.
Ho un amico che da tre anni mette in stand-by Instagram per l’estate (ciao, D. 👋🏼). Certo, non sparisce del tutto dal mondo digitale, continuiamo a comunicare con bizzarri scambi di video su Tik Tok.
Gli ho chiesto se non gli manca questo aspetto della vita digitale, perché è qualcosa che vorrei fare anche io. E poi eccolo lì, il mio pollice che tocca l’icona delle applicazioni, senza che il mio cervello abbia direttamente espresso il desiderio di farlo.
C'è un tipo specifico di nebbia mentale che si insinua quando scrolli troppo a lungo. Sei stanco ma eccitato, iper-stimolato e denutrito. Ti siedi per fare qualcosa e il cervello ti sfugge di mano: controlli i social, poi le email, poi i messaggi, poi di nuovo i social. Passi da un'app all'altra, eppure niente funziona davvero. Gli diamo nomi diversi: nebbia mentale, dipendenza da dopamina, affaticamento decisionale. Ma alla radice, è lo stesso schema. Passiamo sempre più tempo sulle cose, mentre ci sentiamo sempre meno dentro.
Questa perdita di potere sulla nostra attenzione che molti di noi stanno sperimentando non è una questione di forza di volontà. È una questione di neuroscienze:
Il cervello è programmato per cercare novità. Quando appare qualcosa di nuovo (una notifica, un titolo, un banner), il sistema dopaminergico si attiva. E la dopamina non riguarda solo il piacere; riguarda l'attesa. In altre parole, è l'emozione di ciò che potrebbe succedere dopo che ti cattura.
Ogni scroll diventa una mini dose di dopamina. E il tuo cervello inizia a desiderarla, non necessariamente perché è appagante, ma perché è stimolante.
Tuttavia, un'elevata stimolazione nel tempo porta alla desensibilizzazione. Più novità consumi (pensa a quanti contenuti consumi in soli 5 minuti di scorrimento a ritroso), più hai bisogno di sentirti coinvolto. Tutto il resto (leggere un libro, stare seduto, scrivere un'email) inizia a sembrare lento, noioso, persino scomodo.
Una cosa che ho deciso di fare questa estate è rimettere a posto il mio cervello. Usare gli spazi vuoti — di eremitismo digitale — per ritornare a pensare.
E con questo intendo semplicemente migliorare la mia capacità di attenzione e cercare di liberarmi dall'abitudine al multitasking insensato o alla scelta di media che non richiedono alcun tipo di riflessione, solo scrolling.
Il problema è che la noia riguarda sempre il presente. Siamo esseri umani e cerchiamo spazi di distrazione. Siamo in cerca l’equilibrio tra attenzione e relazione. Tra contatto e isolamento. Tra il voler essere connessi, aggiornati e aggiornare gli altri. Perché quando non hai niente da fare, niente da postare, niente da condividere, il dilemma è proprio questo. Come bilanciare le distrazioni del digitale senza che la vita inizi a sembrare un maledetto ritiro di meditazione Vipassana?
D. mi scrive che Instagram non gli manca, che si sente molto meglio, anche se d’estate è difficile cedere alla tentazione di condividere le foto dei viaggi. Però poi con i giorni passa. Certo, dice che si trova spesso a pensare: “magari poi a settembre questo lo posto”.
Se ti va, raccontami cosa ne pensi. È sempre bello vedere che dall’altra parte della casella di posta c’è qualcuno.
{ archivio }
Vuoi fare pubblicità su chissenefrega e raggiungere 4.000 curiosi?
ALLA TASTIERA
Io sono Erica Cariello, Creative Strategist indipendente (multi)basata tra Milano e spesso altrove. Lavoro all’intersezione tra strategia, creatività, relazioni e cambiamento positivo. Compro molti più libri di quelli che riesco a leggere. Mi divido tra digitale e natura, schermi e carta stampata. Sono sempre alla ricerca di idee e risorse per guidare la creatività. chissenefrega è il mio spazio per condividerne una parte.
Se vuoi scrivermi, puoi farlo su LinkedIn o via email. E se vuoi dare un’occhiata ai miei lavori, puoi sbirciare il mio portfolio.