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Questo che stai per leggere è il primo episodio di una rubrica dedicata ai freelance creativi. Uscirà una volta al mese come extra rispetto alle puntate del sabato e che mi piacerebbe far diventare delle puntate collaborative dove poter inserire anche i vostri suggerimenti. Credo che la condivisione e il supporto in un mercato così competitivo siano fondamentali: The Freelance Club vuole essere un contenitore di informazioni e consigli per chi, come me, è già su questa barca e per chi ci vuole salire. Se sei un copy, giornalista, graphic designer, art director, fotografo, video-maker, 3D artist, producer, content creator, illustratore, strategist, consulente (o altro) e vuoi contribuire, puoi farlo rispondendo nei commenti o rispondendo a questa email.
Credo si possa distinguere tra due tipi di freelance: quelli che hanno avuto un passato in azienda e quelli che hanno iniziato la loro carriera come indipendenti. E credo che queste due categorie abbiamo due tipi di mindset molto differenti. Io appartengo alla prima.
Dopo molti anni di successi personali e mete che credevo di non aver raggiunto. Nel 2019 ho deciso che non sarei più stata una dipendente. È stata una decisione non facile ma che in quel periodo sentivo come unica opzione, e non nasconderò che è anche grazie ad un lungo percorso di terapia che ho fatto il salto.
Chi già mi conosce si ricorderà che in un enorme slancio di entusiasmo avevo deciso di celebrare la mia fuga aziendale con un viaggio zaino in spalla per l’America Latina. Ero talmente felice che l’idea di tornare a lavorare in maniera tradizionale non mi sfiorava nemmeno più il cervello. Mi sentivo sollevata come Neo che segue il bianconiglio e esce da Matrix, per poi scoprire che il nuovo mondo delle macchine non era proprio quello che mi aspettavo. Di mezzo è arrivato il Covid e ho dovuto darmi da fare per inventarmi qualcosa. Ed è così che sono diventata freelance.
Un freelance è un one man show: è account, project manager, venditore, esecutore, certe volte anche addetto al recupero crediti. Tutto questo - in teoria - sarebbe da raccontare sui suoi canali social (giusto quei ⅚ profili che bisogna costantemente aggiornare, oltre ad un eventuale canale privato, come una newsletter) in modo adatto da essere rilevante alla propria nicchia. E poi, rispondere alle richieste di preventivo e chiamate conoscitive dove poi spariranno. Formulare una proposta commerciale efficace* per convincere i propri futuri clienti che il valore che si sta apportando nella risoluzione dei loro problemi è molto più alta di quella cifretta proposta a fine documento. *sempre che tu abbia azzeccato il budget di quelli che non ti vogliono dire quanto stanno allocando sul progetto [ah, la mia attività preferita, sembra uno di quei giochi delle 19 sulla RAI: “azzecca il budget”.]
Ogni tanto si fa fatica e si viene assaliti dall’ansia. Per paura di non riuscire a trovare abbastanza clienti e soldi. Il primo passo è aprire la conversazione.
All’inizio, a meno che sia abbia una grande rete di contatti, reputazione e un nome già commercialmente spendibile, il freelance può sembrare un déja-vu dell’essere dipendente ma con un impatto minore.E in alcuni momenti sembrerà di essere in un limbo, dove si rimbalza tra contratti e fasi senza lavoro. L’intenzione deve essere chiara: perché si è scelto di essere freelance? Potresti non voler più lavorare in azienda, o ti serve un periodo di transizione per avere più tempo per altri progetti, o ancora potresti sentirti disilluso dal mondo del lavoro e questo ti sembra un buon modo per fare zoom out. In base alla risposta, considera anche una tempistica generale del tuo progetto lavorativo: potresti anche non farlo per sempre. Qualunque sia la ragione, è il punto di partenza in cui tornare quando i tempi si fanno difficili.
Breve break per farti conoscere una startup che apprezzo: Serenis offre percorsi di psicoterapia, supporto psicologico e counseling in videochiamata con la missione di rendere accessibile il benessere mentale, normalizzando la psicologia e la psicoterapia, oltre a ridurre il costo delle sedute. Se hai tanti pensieri e non sai come controllarli, puoi ricevere supporto e non c’è niente di male.
Per chi è iscritto a questa newsletter c’è anche un piccolo sconto: con il codice CHISSENEFREGA42 avrai un colloquio gratuito e tre sedute a prezzo convenzionato: 42 € invece che 49 €. Bello, no?
Credo che i fattori cardine che ogni freelance creativo (e non) deve tenere a mente all’inizio e durante il suo percorso: qui ci sono dei brevi spunti che approfondiremo nelle prossime puntate.
Tempo. Forse la maggiore criticità. Passi da mesi in cui maledici le troppe cose che hai da fare, al pensare che nessuno ti chiamerà mai più. Per bypassare i momenti di sconforto, c’è una pratica che mi ha insegnato un’amica: scrivere ogni fine mese un resoconto delle attività lavorative appena passate (è stato impegnativo e stressante? Tante attività ma noiose? etc.). Dopo qualche tempo ti rendi conto che nell’imprevedibilità insita in questo lavoro potresti comunque risalire ad uno schema - e questo è una cosa rassicurante. Oltre a questo, spesso chi fa il freelance ha la tendenza a pensare “faccio tutto subito così poi sono libero”. In realtà questa illusione del portarsi avanti - come se ad un certo punto ci fosse un tesoretto di tempo che hai risparmiato e che potrai finalmente usare - è sbagliata. Fai lo sforzo di prenderti il tempo quando puoi, è un vantaggio ma anche una grande sfida.
Soldi. Per iniziare, ti suggerirei di avere da parte un cuscinetto di risparmi, abbastanza da coprire almeno i primi 3/6 mesi e avere un fondo emergenze che ti copra in caso di periodi di magra. Ricordati di avere un fondo tasse.
Scegliere un buon commercialista è fondamentale. Saper gestire la propria economia finanziaria ancora di più. Quando fai uscire un preventivo, il prezzo di te stesso dipenderà dal motivo per cui lavori come freelance, del denaro di cui hai bisogno, della tua reputazione, della tua capacità di conoscere il tuo valore di mercato, il tuo interesse a difendere te stesso e la tua capacità di discutere denaro e valore. Sii sempre chiaro sui termini di pagamento e chiedi almeno una percentuale in anticipo. Considera ogni progetto come un modo per imparare e migliorare.
Personal branding e presenza online. Non sottovalutare il fatto di avere un’immagine forte: un sito solido, una presenza social, una mailing list, e dei modi di lavorare molto chiari. Quando senti di star uscendo dai binari prendi un pezzo di carta e ritorna a scrivere la tua filosofia e i tuoi processi. Prova a buttare giù diversi tagli di pacchetti di proposta con prezzi. Ti aiuterà a capire di cosa ti occupi e quanto pensi che valga la pena. Ti aiuterà anche a giudicare le nuove opportunità (che magari non lo sono).
Contatti e network. Una volta un tizio mi ha detto che una delle cose fondamentali dell’essere freelance è quella di avere tanti amici, perché saranno quelli che ti daranno lavoro. L’ho trovato deprimente. La verità è che potrebbe essere utile fare squadra in maniera sana, circondarsi di collaboratori e contatti fidati. E poi, se sei da remoto, imparare com fare networking, trovare il tuo spazio fisico e digitale è fondamentale.
Gestire le commissioni e i clienti. Potresti scegliere di avere clienti abituali e instaurare collaborazioni continuative, ma è probabile che avrai spesso bisogno di nuovi clienti. Resta attivo in pubblico. Negozia i crediti del tuo lavoro e, se puoi mostrarlo sui tuoi canali social (e qui, torniamo al punto 3. Ricorda che la vendita e la negoziazione rendono possibile la vita da freelance, quindi cerca di divertirti nel farlo.
Se vuoi proporre spunti o dire la tua, puoi lasciare un commento qui sotto o rispondere a questa email. Vorrei sapere la tua!
Bonus tracks
→ Si può vedere un BigMac ad alta velocità? DoorDash e McDonald's Canada hanno pubblicato una campagna pubblicitaria congiunta chiamata Faster Food. Una tradizionale campagna stampata e digitale OOH dell'agenzia creativa No Fixed Address mostra alcuni degli articoli più noti del marchio come se si muovessero ad alta velocità lungo il percorso verso la consegna. [link]
→ Ho conosciuto gli autori di
- Emanuele Caccamo, Michele Vaccarotto e la Life coach Eva Martini - la newsletter dedicata ai "nuovi" manager del digitale approccio fresco e senza peli sulla lingua al management.→ Rotoloni Regina l’ha pestata bella grossa con il nuovo spot sugli asciugamani usa e getta [link]
Mi chiamo Erica Cariello e lavoro come Creative Strategist e Copywriter freelance. Compro molti più libri di quelli che riesco a leggere. Ho il sogno di scriverne uno. Insegno yoga e meditazione, scatto in pellicola, e sono sempre alla ricerca di idee e risorse per guidare la creatività. Chissenefrega è il mio spazio per condividerne una parte.
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Sempre siano lodati i freelance
Dopo più di 20 anni da lavoratrice dipendente, di cui gli ultimi 15 nella stessa azienda, per me scegliere la strada della libera professionista ha avuto avuto le sembianze di un harakiri. Soprattutto perché tutto è maturato in piena pandemia.
È difficile rimodulare la propria vita dopo aver avuto per tanti anni la certezza dello stipendio a fine mese. Ancora di più se hai un mutuo da pagare e una figlia in tenera età.
Struggimenti, dubbi, ansie e perplessità sono sempre dietro l'angolo.
Ma quelle volte in cui succede penso alla tossicità che stavo vivendo e tutto torna al posto giusto. Mi aiuta una pazienza infinita, una buona dose di razionalità e la capacità di leggere le sfide dei tempi che viviamo. Le cose buone che mi porto dietro dal passato.
Oggi uno di quei giorni in cui leggere queste righe mi ha sollevata. Sembrava stessi esprimendo i miei pensieri, dove le montagne russe ti portano a momenti in cui tutto è una discesa verso vertigini meravigliose e momenti di assoluta apatia.
Ecco. Grazie.